Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/43

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(vedremo la definizione di questo termine), vale a dire quelli che non soffrono dopo di se nè l’una nè l’altra di queste parole, una persona, una cosa, o l’equivalente di esse, senza l’aiuto d’alcuna preposizione, cotai verbi vonno l’ausiliario essere; per esempio, andare, stare, vivere, correre. Montare e salire sono della medesima categoria, benchè si dica montare un cavallo, salire una scala; perciò che la preposizione sopra è sottintesa, e quindi cavallo e scala non rappresentano l’oggetto. Per non lasciare chi studia nell’incertezza, per ora metteremo una forma di tempo composto a ciascun verbo degli irregolari. I verbi dormire, desinare, cenare, e altri, sono eccettuati dalla regola sopra citata, e domandano avere, benchè non comportino oggetto. Tutti i verbi altresì nei quali la medesima persona rappresenta l’agente e l’oggetto, vale a dire l’agente opera sopra se medesimo, come addormentarsi, dolersi, sconciarsi, pentirsi, senza eccezione, si debbon coniugare con essere. Vi sono delle altre osservazioni molto più estese sopra questo soggetto, che si troveranno nel capitolo de’ Participj.

verbi irregolari che terminano in are.

I tempi e i modi essendo posti nel medesimo ordine dei verbi regolari, lo studioso li potrà distinguere dalla loro terminazione, senza che sia apposto il nome a ciascuno. I modi, i tempi, e le persone che mancano sono regolari, e alcune di queste sono segnate con linea.