Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/496

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4^9 questa preceda un altro che, ella s^ ha a leggere con questa misura: che* • • con ciò sia» •. che questa voce, facendo una pausa dopo il primo c/te, un^altra do^o sia, e pronunziando conciò sia quasi fosse una sola parola con Taccento in sia; e le due seguenti, che questa, ancora insieme; ma quando ci sMntramettesse anche la quinta voce cosa, allora si vuol leggere: con ciò. • • sia cosa.. • che questa voce. Sentito così il valore di questa congiunzione, non parrà più ridicola, ma bella. L’analisi è data a carte 3 19. Notisi pure a tanto il re* careno, e vi s* intenda cattivo concetto. Ora vi manda egli dicendo per me. £ non per mezzo mio, alla francese* Manda dicendo p er manda a dire, modo elegante. E, oltre a questo, ella disse che a lui stesse di venire in qual formavolesse. Che a lui stesse, in luogo dell’altra pur bella maniera che lasciava in suo arbitrio, è da notarsi per amor della varietà e della brevità* E di quindi, quando tempo gli parve^ se n^ andò a oa^ sa la donna. Nota il di tolto a la donna, e l’espressione quando tempo gli parve ^ nella quale è sottinteso opportuno; dove, seguitando Francia, dicevano credette proprio. Qui non ha modo alcuno, se già in uno non voleste» Chi crederria che a si bella forma come se già fosse stata sostituita la brutta e strana a meno che? Come che duro gli paresse l’andare in cotal guisa; olire, per la paura che aveva, vi si condusse. Già il come che non era più usato, e non inteso per la più parte di chi lo trovava nei libri { e pur eli* è così bella