Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/505

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478 die le parole tue dimostrano^ non mi pascere dii^anaspe* ranza; dove quello animo è più dignitoso che quelT animo. Jj articolo gli si truo?a più volte usato intero inoanzi alla medesima i^ che con T elisione. Cosi nell’espressione voi farete a me grande utilità^ grande ha miglior suono e più valore che grand*; miglior snono, perchè non si mettono io troppo vicino contatto le sillabe du^ ti^ ta; più valore perchè si dà enfasi ali* aggettivo grande. Per la medesima ragione il dire grande Iddio^ ò meglio che grani Iddio^ per il doppio suono di diddi. Le parole che terminano in ce e in gè ^ non soffrono elisione in prosa, dicendosi fallace amico^ prence adorato^ felice almaMcci antichi^ spiagge apriche^ ^ggi umane, (i) $1i) Io sentii già in Firenze «n pedante Smbeccherare nn francese, il quale aveva appreso in Parigi dal Biagioli medesimo il giusto suono e la vera scienza della lingua nostra 5 e da lui arerà imparato a pronunziare piacere, pèice, pece, loquace, pernice^ cornice, col proprio suono iulico^ e tal quale vuol ragione e armonia, cioè con la sillaba ce distinta e chiara, comesi pronunzia nello alfabeto, senza mischianza d* altra lettera^ e quel fiorentino stava faticando il povero francese per fargli disapparare il bene appreso, e pn>nunùarè le dette parole c^^ la ce oone se vi fosse una #. Essendo noto e agli italiani e a^ forestieri che non in Toscana, nè ancor meno in Firenze, meglio si pronunci la lingua italiana; ma che Roma porta in ciò il vanto sopra il rimanente d* Italia, io non avrei tolto a disputare se la pronuncia toscana della sillaba ce sia giusta o no, se non avessi udito di alcani anche fra* Romani, i quali, per affettar toscanesmo, vogliono dare ad intendere Vi forestieri ciò che al buon senso e all’orecchio ripugna, cioè che quella sillaba si abbia a biasciare allor che la a sta tra due Tocali. Qoellocke è manifesto difetto di un luogo non si deve imporre per le^e a tutti gli Italiani; e a carte 3 provai, con 1* autori tu *dcl Davanzati, che il pronunciare, come fanno i Romani, la 9 in esito, etiglio, uso, esalo, compressa eome in desidero, è erroneo, e toglie nn grazioso suono alla lingua^ ma, essendo nastro costume sempre di difendere le nostre opinioni con lo scudo della ra^ gione, e con la forza della filosofìa, non vogliamo pure in pronuncia far uvi d’altro schermo, e doasmdcrcwo a costoro che così pretendono, se la Ict.j