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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/367

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la rima e la strofa 333

vero abb, acc, ecc. Se poi si legano scambievolmente, p. es. aba, bcb, cdc, ecc. si dice rima incatenata. Ogni altra combinazione di tre o più rime può chiamarsi rima mista.

Le rime troppo discoste non appagano l’orecchio: quindi fra una rima e l’altra non sogliono intercedere per regola generale più di tre o quattro versi.


§ 5. La strofa (così detta dal girarsi sopra di sè, ripetendosi più volte uguale a sè stessa) è una serie di versi distinta per la varia misura e forma di essi, e per la disposizione delle rime (vedi cap. precedenti). Essa nella scrittura richiede in principio un capoverso che la distingua.


§ 6. I versi di una strofa possono essere tutti della stessa misura, o di varie misure (ordiriariamente di due). Gli endecasillabi non ammettono la compagnia che dei versi loro simpatici, che sono il settenario e più di rado il quinario. I versi senarii, ottonarii e decasillabi non si mescolano volentieri; ma però l’ottonario ammette la compagnia della sua metà, del quadernario.

Una strofa alterna talvolta i versi sdruccioli coi piani e i piani coi tronchi, il che si fa di rado cogli endecasillabi, ma frequentemente coi versi minori; avvertendo però che la forma sdrucciola non si concilia volentieri coi versi a sillabe di numero pari (quaternario, senario, ottonario, decasillabo), mentre bene si adatta a quelli di numero dispari (quinario, settenario, endecasillabo).


§ 7. Le strofe si distinguono in semplici e composte: sono semplici quelle che risultano da un sistema solo di rime, ripetuto per tutto un componimento; sono com-