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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/374

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340 parte quarta — cap. v

trarca, che furono tra noi i massimi legislatori della canzone; indicando nel margine colle lettere dell’alfabeto la disposizione delle rime.


§ 7.

a      Da’ be’ rami scendea
b (Dolce nella memoria!)
c Una pioggia di fior sopra il suo grembo;
a Ed ella si sedea
b Umile in tanta gloria
c Coverta già dell’amoroso nembo.
c Qual fior cadea sul lembo,
d Qual su le treccie bionde
e Ch’oro forbito e perle
e Eran quel dì a vederle,
d Qual si posava in terra e qual su l’onde:
f Qual con un vago errore
f Girando parea dir: qui regna Amore.
                                        (Petrarca)

Qui dopo il verso 7, che serve di rinforzo e di passaggio, abbiamo un quartetto a rima chiusa, a cui seguono due versi con rima accoppiata.

a      Italia mia, benchè ’l parlar sia indarno
b Alle piaghe mortali
c Che nel bel corpo tuo sì spesso veggio,
b Piacemi almen ch’e’ miei sospir sien quali
a Spera il Tevere e l’Arno,
c E il Po dove doglioso e grave or seggio.
c Rettor del cielo, io cheggio
d Che la pietà che ti condusse in terra
e Ti volga al tuo diletto almo paese.
e Vedi, Signor cortese,
d Di che lievi cagion che crudel guerra!
d E i cor, che ’ndura e serra