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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/378

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344 parte quarta — cap. v



§ 11. Vi è anche la canzone a strofe libere, nella quale ciascuna strofa, pur componendosi ordinariamente di endecasillabi misti con settenarii, può crescere o scemare di versi rispetto alle altre, e può disporre le rime liberamente, lasciando anche parecchi versi non rimati. Suole però anch’essa terminare con rima accoppiata, o almeno con rima alternata. Alessandro Guidi (sec. xvii) fu il primo che désse voga a questa specie di canzone, alla quale si è conformato in parecchi de’ suoi canti anche Giacomo Leopardi.


§ 12. Il Sonetto è una strofa di quattordici versi che sta da sè, formando un’intera poesia. Si compone anch’esso di due parti principali: la prima contiene otto versi divisi in due quartetti, con due rime a sistema alternato o chiuso: la seconda contiene sei versi divisi in due terzetti, che più spesso sono rimati alternativamente; non di rado sono a rima rinterzata.

Ne daremo due esempii de’ più comuni:

a      Zefiro torna e ’l bel tempo rimena,
b E’ fiori e l’erbe sua dolce famiglia,
a E garrir Progne e pianger Filomena,
b E primavera candida e vermiglia.
a      Ridono i pirati e ’l ciel si rasserena,
b Giove s’allegra di mirar sua figlia;
a L’aria e l’acqua e la terra è d’amor piena,
b Ogni animal d’amar si riconsiglia;
c      Ma per me, lasso, tornano i più gravi
d Sospiri che del cor profondo tragge
c Quella ch’al ciel se ne portò le chiavi:
d      E cantar augelletti e fiorir piagge,
c E in belle donne oneste atti soavi,
d Sono un deserto, e fere aspre e selvagge.