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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/383

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le strofe principali 349

Scrivi ancor questo; allegrati,
Che più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.
     Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Quel Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.
                                        (Manzoni)


ovvero:

     A me disse il mio Genio
Allor ch’io nacqui: l’oro
Non fìa che te solleciti,
Nè l’imane decoro
De’ titoli, nè il perfido
Desio di superare altri in poter;
     Ma di natura i liberi
Doni ed affetti, e il grato
Della beltà spettacolo
Te renderan beato,
Te di vagare indocile
Per lungo di speranze arduo sentier.
                                                  (Parini)


§ 17. La Strofe saffica rimata è fatta ad imitazione di una strofe greca inventata o perfezionata dalla poetessa Saffo: consiste in una quartina composta di tre endecasillabi, seguiti da un quinario che suole scriversi sotto la finale dell’ultimo. Meglio che dai poeti precedenti venne imitata dal Fantoni, come si vede nell’esempio seguente: