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IL CANTO DECIMO DELL’INFERNO 527 gno dell’assoluto trascendente (Die Góttliche Komodie, 1925, II Band, pp. 771-72). Ora a me pare che mai il poeta riesce tanto espressivo, come in queste sue confessioni di impotenza espressiva, le quali, invero, vanno considerate non nel loro contenuto (che è negativo), ma nel loro tono lirico (che è positivo, e qualche volta iperbolicamente positivo). Quella è la poesia deH’ineffabile; e non bisogna scambiare la poesia dell’ineffabile per ineffabilità poetica»3 ecc. Per il Russo non si può parlare di rinunzie descrittive in Dante. Si tratta, in forma negativa, di espressioni piene, sufficienti, di tutto quello che si agita veramente nel petto del poeta. Il Russo accenna in nota a un suo studio, Il Dante del Vossler e l’Unita poetica della Commedia, nel vol. XII degli « Studi Danteschi » diretti da M. Barbi, ma il richiamo al Vossler si deve riferire ai tentativi di gerarchizzare artisticamente le tre cantiche. (85). Nel 1918 , in un « Sotto, la Mole » intitolato!/ cie-^ co Tiresia è pubblicato un cenno dell’interpretazione data in queste note della figura di Cavalcante. Nella nota pubblicata nel 1918 si prendeva lo spunto dalla notizia pubblicata dai giornali che una ragazzina, in un paesello d’Italia, dopo aver preveduto la fine della guerra per il 1918 diventò cieca. Il nesso è evidente. Nella tradizione letteraria e nel folclore, jl dono della previsione è sempre connesso con Tintermità attuale del veggente, che mentre vede il futuro non vede TimmedîaRrpreseïïïë"perché cieco. (Forse ciò è legato alla preoccupazione di non turbare Pordine naturale delle cose: perciò i veggenti non sono creduti, come Cassandra; se fossero creduti, le loro previsioni non si verificherebbero, in quanto gli uomini, posti sull’avviso, opererebbero diversa- mente e i fatti allora si svolgerebbero diversamente dalla previsione ecc.) § ( 86 >. Da una lettera del prof. U. Cosmo (dei primi mesi del 1932)1 riporto alcuni brani sull’argomento di Cavalcante e Farinata: «Mi pare che l’amico nostro abbia colpito