Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, I.djvu/592

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0-1932: (miscellanea) 585 colaus Cusanus) curiosa in se stessa e per la noterella che la redazione della «Nuova Antologia» le fa seguire1. Il Bertalanffy espone sul Cusano l’opinione tedesco-protestante, sinteticamente, senza apparato critico-bibliografico; la «Nuova Antologia» fa osservare meschinamente che il Bertalanffy non ha parlato degli «studi numerosi e importanti che anche in Italia furono dedicati al Cusano in questi ultimi decenni » e ne dà una sfilza fino al Rotta. L’unico cenno di merito è nelle ultime linee : « Il Bertalanffy vede nel Cusano un | precursore del pensiero liberale e scientifico moderno, il Rotta invece opina che il Vescovo di Bressanone “per quello che è lo spirito, se non la forma della sua speculazione, è tutto nell’orbita del pensiero medioevale”. La verità non è mai tutta da una parte». Cosa vuol dire? È certo che il Cusano è un riformatore del pensiero medioevale e uno degli iniziatori del pensiero moderno; lo prova il fatto stesso che la Chiesa lo dimenticò e il suo pensiero fu studiato dai filosofi laici che vi avevano ritrovato uno dei precursori della filosofia classica moderna. Importanza dell’azione pratica del Cusano per la storia della Riforma protestante. Al Concilio (di Costanza?)2 fu contro il papa per i diritti del Concilio. Si riconciliò col papa. Al Concilio di Basilea sostenne la riforma della Chiesa. Tentò di conciliare Roma con gli hussiti: di riunire Oriente e Occidente e persino pensò di preparare la conversione dei Turchi, rilevando il nucleo comune nel Corano e nell’Evan- gelo. Docta ignorantia e coincidentia oppositorum. Per primo concepì l’idea dell’infinito, precorrendo Giordano Bruno e gli astronomi moderni. Si può dire che la Riforma luterana scoppiò perché falli l’attività riformatrice del Cusano, cioè perché la Chiesa non seppe riformarsi dalPinterno. Per la tolleranza religiosa, ecc. (Nato nel 1401 - morto nel 1464). Michele Losacco, La dialettica del Cusanoì nota di 38 pp. presentata dal socio Luigi Credaro nell’adunanza del 17 giugno di una istituzione che la «Nuova Antologia» dimentica di indicare (forse i Lincei?)3.