Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/132

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i93°‘I932: (miscellanea) 807 potrà max toccare alla popolarità delle altre grandi letterature europee» \ Il Reggio accenna al fatto che invece le arti figurative italiane (dimentica la musica) sono popolari in Europa e si domanda: o esiste un abisso tra la letteratura e le altre arti italiane, e questo abisso sarebbe impossibile da spiegare, oppure il fatto deve essere spiegato con ragioni secondarie, extrartistiche, cioè mentre le arti figurative (e la musica) parlano un linguaggio europeo e universale, la letteratura ha i suoi limiti nei confini della lingua nazionale. Non mi pare che Pobbiezione regga: 1) perché c’è stato un periodo storico in cui anche la letteratura italiana fu popolare in Europa (Rinascimento) oltre alle arti figurative e anzi insieme a queste: cioè l’intera cultura italiana fu popolare. 2) Perché in Italia, oltre alla letteratura, non sono popolari neanche le arti figurative (sono popolari invece Verdi, Puccini, Mascagni ecc.), 3) Perché la popolarità delle arti figurative italiane in Europa è relativa: si limita agli intellettuali e in alcune altre zone della popolazione europea, è popolare perché legata a ricordi classici o romantici; non come arte. 4) Invece la musica italiana'è popolare tanto in Europa come in Italia. | L’articolo del Reggio continua sui binari 60 bis della solita retorica, quantunque qua e là contenga osservazioni sagaci.

§ ( 148). Il genio nella storia. Nello scritto inedito di Niccolò Tommaseo Pio IX e Pellegrino Rossi pubblicato da Teresa Lodi nel «Pègaso» dell’ottobre 1931 si legge a proposito di Pio IX (p. 407): «E fosse stato anco un genio, gli conveniva trovare aiutatori ed interpreti; perché l’uomo che sorge solo, solo si rimane, e cade assai volte o deserto o calpesto. In ogni educazione e privata e pubblica importa conoscere lo strumento che s’ha tra mani, e chiedergli quel suono ch’ei può dare, e non altro; e prima d’ogni cosa saperlo suonare». Dello stesso Tommaseo: «Io non entro nelle cose private dell’uomo se non quanto aiutino a spiegare le pubbliche» *; la proposizione è giusta, anche se il Tommaseo non vi si sia attenuto quasi mai.