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t 1932-1933: (introduzione alla filosofia) 1403 mento della logica formale ai metodi delle scienze fisiche e naturali. La legge di causalità, la ricerca della regolarità, normalità, uniformità sono sostituite alla dialettica storica. Ma come da questo modo di concepire può dedursi il superamento, il « rovesciamento della praxis »? L’effetto, meccanicamente, non può mai superare la causa o il sistema di cause, quindi non può aversi altro svolgimento che quello piatto e volgare deirevoluzionismo. ismo soeculativo » è la scienza delle categorie e della sintcsi-a^piiori dello spirito, cioè una forma dj astra- zione antistoricistica, 1 a fiTr^fî^frnpliciSapojn pnpn- lare.è un idealismo^alIà^vescìa7n3[ senso-che dei concetti e del .zioni empiei iscono le categorie speculative, altrettanto astratte e antistoricheai que: Cfr Quaderno 8 (xxviii), pp. 54bis - 55 e 59. 15 ). Il concetto di «scienza»^ La posizione del problema come una ricerca di leggi, di linee costanti, regolari, uniformi è legata a una esigenza, concepita in modo un po’ puerile e ingenuo, di risolvere perentoriamente il problema pratico della prevedibilità degli accadimenti storici. Poiché «pare», per uno strano capovolgimento delle prospettive, che le scienze naturali diano la capacità di prevedere l’evoluzione dei processi naturali, la metodologia storica è stata concepita «scientifica» solo se e in quanto abilita astratta- mente a «prevedere» l’avvenire della società. Quindi la ricerca delle cause essenziali, anzi della «causa prima», della «causa delle cause». Ma le «Tesi su Feuerbach» avevano già | criticato anticipatamente questa concezione semplicistica.. In realtà si può prevedere «scientificamente» solo la lotta, ma non i momenti concreti di essa, che non possono non essere risultati di forze contrastanti in continuo movimento, non riducibili mai a quantità fisse, perché in esse la quantità diventa continuamente qualità. Realmente si «prevede» nella misura in cui si opera, in cui si applica uno sforzo volontario e quindi si contribuisce concretamente a creare il risultato «preveduto». La previsione si rivela quindi non come un atto scientifico di conoscenza, ma come l’e¬