Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/85

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38 bis « 760 QUADERNO 6 (vili) « « gna una forma che imponga una legge superiore alle parti ecc. È un vinto della guerra delle classi che sogna l'abolizione di questa guerra sotto il segno di un potere arbitrale. Ma il vinto, con tutti i rancori, le passioni, i sentimenti del vinto, è anche un «dotto» che conosce | le dottrine e la storia del passato. Il passato gli offre lo schema romano augusteo e il suo riflesso medioevale, PImpero romano della nazione germanica. Egli vuol superare il presente, ma con gli occhi rivolti al passato. Anche il Machiavelli aveva gli occhi al passato, ma in ben altro modo di Dante ecc. §( 86). Fase economica-corporativa dello Stato. Il Guicciardini segna un passo indietro nella scienza politica di fronte al Machiavelli. Il maggiore «pessimismo» del Guicciardini significa solo questo. Il Guicciardini ritorna a un pensiero politico puramente italiano, mentre il Machiavelli si era innalzato a un pensiero europeo. Non si comprende il Machiavelli se non si tiene conto che egli supera l'esperienza italiana nell’esperienza europea (internazionale in quelPepoca): la sua «volontà» sarebbe utopistica, senza l’esperienza europea. La stessa concezione della «natura umana» diventa per questo fatto diversa nei due. Nella «natura umana» del Machiavelli è compreso P«uomo europeo» e questo uomo in Francia e in Ispagna ha effettualmente superato la fase feudale [disgregata] nella monarchia assoluta: dunque non è la «natura umana» che si oppone a che in Italia sorga una monarchia assoluta unitaria, ma condizioni transitorie che la volontà può superare. Il Machiavelli è «pessimista» (o meglio «realista») nel considerare gli uomini e i moventi del loro operare; il Guicciardini non è pessimista, ma scettico e gretto. Paolo Treves (cfr II realismo politico di Francesco Guicciardini, in «Nuova Rivista Storica», novembre-dicembre. 1930)1 commette molti errori nei giudizi sul Guicciardini e Machiavelli. Non distingue bene «politica» da «diplomazia», ma proprio in questa non distinzione è la causa dei suoi errati apprezzamenti. Nella politica infatti l’elemento volitivo ha un’importanza molto più grande che nel¬