Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/252

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portando qua e lá per infamissimo prezzo quell’eccellente poe- ma, che soleva giá coronare di gloria i suoi facitori. Per solle- vare adunque di tanta meschinitá la comica poesia, che possa dilettare le svogliate orecchie de’ moderni uditori, seguendosi le vestigia di Menandro e Terenzio, che la innalzarono a decoro piú grave e piú ragguardevole, si sono i facitori delle tragi- commedie ingegnati di mischiar tra le cose piacevoli di lei quelle parti della tragedia che si possano accompagnare con le comiche, in tanto che conseguiscano la purgazione della me- stizia, argomentando, e non male, che, si come i romani antichi, per testimonio d’Orazio, introdussero i satiri, personaggi ridi- coli, nella severitá del poema tragico, come di sotto si mostrerá, non per altro che per sollazzo e recreazione degli ascoltanti, cosi dé’ esser lecito a noi, per levare il fastidio e l’abborrimento che oggi ha il mondo delle semplici e ordinarie commedie, di tem- perarle con quella tragica gravitá che non sia repugnante al fine architettonico di purgar la mestizia. Ma, per concludere oggi- mai quello che fu primiera intenzione di dimostrare, dico che, se sará domandato che fine è quello della poesia tragicomica, dirò ch’egli sia d’imitare con apparato scenico un’azione finta e mista di tutte quelle parti tragiche e comiche, che verisimil- mente e con decoro possano stare insieme, corrette sotto una sola forma drammatica, per fine di purgar con diletto la me- stizia degli ascoltanti. In modo che l’imitare, il qual è fine strumentale, è quel eh’è misto, rappresentando egli cose tra- giche e comiche mescolate. Ma il purgare, ch’è fine architet- tonico, non è se non un solo, riducendosi il misto delle due qualitá sotto un soggetto solo: di liberar gli ascoltanti dalla ma- linconia. E, si come ne’ misti naturali, ancorché in essi tutti quattro si truovino gli elementi rintuzzati, come s’è detto, re- sta però in ciaschedun di loro una particolar qualitá, o di que- sto o di quello, signoreggiante, ch’avanza l’altre e verso quello piú piega che l’è piú simile: cosi nel misto di che par- liamo, benché le parti di lui sien tutte tragiche e comiche, non è però che la favola non possa avere piú dell’una qualitá che dell’altra, secondo che piú piace a chi la compone, purché si