Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/255

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e l’altra risuona, piú e meno secondo il bisogno, grave e acuta, né con questa loro pieghevole alterazione escono però mai de’ termini loro, in modo che l’«ipate» non sia sempre corda del grave, e dell’acuto la «nete». Nel medesimo modo si maneggian gli stili, né perché il magnifico si rimetta, rimarrá per questo d’esser magnifico, né perché il dimesso s’aiti, passerá ne’ confini del grande. E, si come la corda grave e acuta nelle loro maggiori e minori intensioni van discorrendo per gradi, che «tuoni» sono chiamati, cosi gli stili passano per alcune parti dell’ora- zione, che, ricevendogli, piú e meno gli rendon tali. Queste sono: «la sentenza, il metodo, la figura, la locuzione, la testura e ’l numero». Da queste parti risultano in quella guisa gli stili, che dalla fronte e dagli occhi e dalla bocca e dal mento e dall’altre parti del volto umano risulta la sembianza in altrui virile e grave, in altrui molle, delicata e dimessa, e in altrui temperata. Or come fa il tragicomico nel temperare il suo stile? non fará certo la sentenza o la figura della forma sublime, e la locuzione e ’l numero del dimesso; ma, moderando la gra- vitá della sentenza con que’ modi che la sogliono fare umile, e sostenendo altresi l’umiltá d’alcuna o persona o soggetto, di ch’egli tratti, con un poco di quella nobiltá di favella ch’è propria della magnifica, va facendo una idea, secondo la sog- getta materia, né tanto grande che sormonti alla tragica, né tanto umile che s’accosti alla comica; e cosi, discorrendo nelle altre parti, andrá con le contrarie qualitá dolcemente tempe- rando la sua testura. Né questa è mia dottrina, ma d’Ermo- gene, famoso artefice delle idee. Favellando egli delle vaghe e belle misture che hanno saputo fare e Demostene e Seno- fonte e Platone, dice che gli stili si mescolano a guisa di co- lori, e si come dal bianco e dal nero, che sono tanti contrari, si forma un terzo ch’egli chiama cpaiòv, che «fosco» noi chia- meremo, cosi dalle contrarie forme del dire nascono i misti, che vaga rendono e ragguardevole la favella; soggiugnendo che non bisogna maravigliarsi se l’una idea comunichi in qualche parte con l’altra e con alcun’altra non si confaccia, dandone l’esempio dell’uomo, il quale tutto insieme è dagli