Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/62

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salute al padre, infermitate al figlio,

ché, d’amorosa febbre
ardendo, in pochi di languido venni.
E, da l’uscir che fe’ di Tauro il sole
fin a l’entrar di Capricorno, sempre
in cotal guisa stetti ;
e sarei certo ancora,
se non avesse il mio pietoso padre
opportuno consiglio
a l’oracolo chiesto, il qual rispose
che sol potea sanarmi il ciel d’Arcadia.
Cosi tornaimi, Ergasto,
a riveder colei
che mi sanò del corpo,
(oh voce degli oracoli fallace!)
per farmi l’alma eternamente inferma.
Ergasto. Strano caso nel vero
tu mi narri, Mirtillo, e non può dirsi
che di molta pietá non ne sii degno.
Ma solo una salute
al disperato è ’l disperar salute.
E tempo è giá ch’io vada a far di quanto
m’hai detto consapevole Corisca.
Tu vanne al fonte e lá m’attendi, dove
teco sarò quanto piú tosto anch’io.
Mirtillo. Vanne felicemente! Il ciel ti dia
di cotesta pietá quella mercede
che dar non ti poss’io, cortese Ergasto.

SCENA SECONDA

Dorinda, Lupino, Silvio.

Dorinda. O del mio bello e dispietato Silvio

cura e diletto, avventuroso e fido,
foss’io si cara al tuo signor crudele,