Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/218

Da Wikisource.
214

lo che lei ordina non ha senso comune; la non si scaldi, badi qui; se le Alpi fossero monti da passare a galoppo, ma dove starebbe allora la gloria di averli valicati? La storia, invece di appropiare a lei signoria, a Carlomagno e ad Annibale il pregio del gesto ardimentoso, avrebbe scritto accanto al suo nome quello di quanti vetturini, postiglioni e corrieri del continuo fossero andati di su e di giù per le Alpi. Questo suo fatto si vanta per la ragione che in parte fin dove le riuscì andò a cavalcione sul Mulo, poi scese e camminò a piedi; quando all’ultimo nè anco i piedi bastarono, ella se lo ricordi bene, si lasciò sdrucciolare col postione. Vada a cavallo al Mulo e sarà grande; s’incocci a rimanere sul Cavallo, e le daranno la soia. — Infatti Vernet più tardi correggendo la piaggeria del David e la melensaggine del Buonaparte — lo restituì sulle groppe del Mulo, ed il Vernet, tutto che francese fosse, mostrò in questo di sapere quante paia di gambe entrino in uno stivale.

Il rabbino Haseo arruffa il pelo, e nega a spada tratta: — non furono no, egli grida, gli Israeliti popolo prediletto al Signore, che si contaminarono con tanta abbominazione, bensì gli Avei e i Sepavei, colonie Assirie stabilite da Salmanazar, o vogliam dire Sardanapalo in Samaria, poichè l’ebbe vuotata dei terrazzani. La volgata nel libro 4. dei Re117 ecco come racconta la faccenda: — gli