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58 Brani di vita

dalla convenienza, dovesse piegarsi, tuttochè riluttante, al noioso costume.

Ma è l’uomo vivo che balza fuori da questo epistolario, l’uomo operoso ed instancabile che non si lascia vincere nè dalla mala salute, nè dalle calunnie velenose; l’uomo che intercalava ad un’opera enorme di critica una letterina di affari, sempre equilibrato, sempre tranquillo e buono, persino con quel velenoso e rabbioso monsignor Fontanini che la Curia Romana gli scatenava addosso come un mastino feroce. Mirabile tempra d’uomo questo Muratori, che vedendo chiaramente l’ignoranza e la malizia dei preti e dei frati d’allora, ne toccò discretamente in qualche sfogo di queste lettere private, ma seppe così contenersi, che nessuna opera sua potè mai essere condannata da Roma ed è inutile il dire quanta voglia Roma ne avesse!

Ma questo epistolario offre un altro punto di riflessione.

Il Muratori era bibliotecario del duca Rinaldo da Este; anzi il duca se ne serviva anche per delicati maneggi di stato e lo aveva spesso come consigliere, richiedendolo di pareri e incaricandolo di studii e di ricerche. Come mai un bibliotecario poteva bastare a tanto?

Eppure è così! Quei bibliotecari del buon tempo antico avevano tempo di lavorare, mentre oggi l’attività di molti si ferma quando la biblioteca li ha stregati e fatti suoi. Si movevano liberamente, non legati dalle pedanterie di un regolamentarismo stra-