Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/76

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66 l’immagine e il ricordo

nera e rideva tratto tratto guardandosi attorno spaurita come per assicurarsi che nessuno ci udisse.

Ma suo marito giocava al bridge in un salottino attiguo e solo la consolessa, intenta a discorrere col mio comandante, ci lanciava di quando in quando attraverso all’intrecciarsi delle coppie, rapidi guardi benevolmente protettori.

La consolessa era l’amica intima della mia bella dama, sebbene di molti anni più matura, ed amandola teneramente la compiangeva d’aver sposato per indolente sottomissione quel rigido inglese più vecchio di venti anni, tutto assorto negli affari, tutto acceso dall’avidità del denaro e bramoso solo di procurarsene quanto più gli fosse possibile, ma geloso al tempo stesso di quella giovine moglie che non lo capiva e che non lo secondava.

Ella, era una fragile creatura fatta per essere accarezzata e vezzeggiata, per vivere sdraiata fra molti cuscini in un giardino pieno di fiori, con ai piedi qualcuno che le parlasse d’amore, ma piano, in sordina, per non turbarla troppo. Abitava invece con suo marito una casa massiccia a un piano solo, con enormi finestre protette da fitte grate di ferro, dipinte a vivaci colori.

Ma per fortuna la consolessa possedeva una villa all’europea, circondata da un folto