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amalia guglielminetti |
— Non posso, non posso, — gemeva Fausta sospirando. — Vedi, io sarei assolutamente incapace di dirti: «smetti di fumare che mi dai noia», oppure: «quella tua cravatta ha un colore stridente». Piuttosto esco io stessa dalla camera dove tu fumi, o ti preparo pel domani una cravatta di mio gusto.
— E fai male, — ribatteva Massimiliano, fedele alle sue teorie. — Effetto di un’educazione sbagliata, l’educazione che ti ha data una vecchia zitella paurosa, bigotta e opportunista.
— Lasciala stare, povera zia Camilla.
— Io l’apprezzo soltanto per la vistosa eredità futura.
— Come sei volgare!
— È la verità.
— Allora la tua è una verità volgare.
— Può darsi. Io non mi pretendo un essere sublime, tutt’altro. Mi pretendo soltanto un uomo sincero.
— Ma preferisci la tua franchezza alla franchezza altrui.
— T’inganni. Quando qualcuno mi dice una verità che riconosco vera anche se sgradevole, l’accetto, l’ammiro e ne faccio tesoro.
— Come dev’essere difficile riconoscere la verità vera dalla verità alquanto vera, abbastanza vera, piuttosto vera!
Sottilizzavano così discutendo a lungo, cer-
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