Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/154

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amalia guglielminetti

dicatosi anima e corpo alla bella vedova, aveva di nuovo inconsciamente vestito la sua sincerità d’azzurro e di roseo, rendendola bene accetta alla giovane donna ch’egli corteggiava, spesso dimenticando con l’amico e con la moglie le sue scabrose verità.

Ma quando, partiti gli ospiti, egli si ritrovò solo con Fausta, la sua missione d’uomo spietatamente sincero sempre, ovunque e con tutti, risorse d’improvviso nella sua anima conturbata dalla tristezza dell’addio e lo indusse a rivelare a sua moglie la propria debolezza.

— Confesso che se quella donna rimaneva ancora un poco mi faceva perdere il lume della ragione.

— Ah! — esclamò sua moglie torcendo le labbra in un sogghigno.

— Del resto lo meritava, — egli prosegui. — Non ho mai conosciuto una creatura inquietante come quella. Uno spirito sottile, mordace, pieno d’imprevisto e una bellezza strana, signorile e selvaggia al tempo stesso, qualche cosa insomma che dava alla testa come un liquore inebbriante. Oh! una donna assolutamente pericolosa e capace di destare delle passioni travolgenti. Una donna...

— Massimliano! — proruppe interrompendolo sua moglie, con una voce vibrante di sdegno. — Che tu pensi queste cose è ammissibile,

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