Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/180

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amalia guglielminetti


Egli s’interruppe arrossendo, esitando, e quella espressione di timidezza su quello schietto volto virile aveva una grazia singolarmente delicata.

— E poi? — lo incitò Luciana con la sua curiosità baldanzosa.

— E poi siamo anche un poco parenti.

Il giovane disse questa frase con semplice franchezza, senz’ombra di vanteria e nemmeno d’irrispettosa familiarità, quasi comunicandole una notizia qualunque sul suo parentado, che forse non la interessava, ma che al tempo stesso non poteva offenderla.

Allora Luciana incominciò a comprendere, e sul suo volto fine ed espressivo si diffuse quel sorriso blandamente schernevole che ella aveva di fronte a sua madre, quando questa le parlava dell’avvenire con frasi pompose e con persuasioni vanagloriose.

— Mio nonno e il nonno della signora sua madre erano fratelli. Mi chiamo anch’io Barbano come si chiamava la sua mamma prima di sposarsi.

— Ah, benissimo — esclamò Luciana ridendo; e con esagerata cordialità, gli porse la sua piccola mano bianca, che egli sfiorò appena, quasi temesse di stritolarla chiudendola nella sua, così grande e robusta.

— Voglio comprarmi un fucile e andare a

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