Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/204

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amalia guglielminetti

gruppo nero. Udì lo sbuffare di un cavallo, udì un suonar metallico di finimenti e subito dopo una voce sommessa che usciva dall’oscurità:

— Sei tu?

— Sono io.

— Nessuno ti ha vista?

— Nessuno.

Due braccia la sollevarono d’impeto, le premettero il cuore contro un cuore pieno di battiti, il viso contro un viso avvampante di desiderio, la bocca contro una bocca olezzante di giovinezza.

— T’aspettavo già da un’ora.

— Amore caro!

— Non hai paura?

— No.

— Non sei pentita di ciò che fai?

— Sono felice.

— Andiamo?

— Andiamo.

E andarono nella notte profonda, lungo la via deserta, sotto le collane di tremule gemme che pendevano sul loro capo dall’alto cielo, fra il coro ampio dei grilli che cantavano loro dalle siepi di biancospino una trillante marcia nuziale.

Allorchè la cameriera annunciò alla signora Magda Vannelli che la signorina non si trovava

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