Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/206

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amalia guglielminetti

sua figlia, cercando febbrilmente qualche cosa, una lettera, una spiegazione, un indizio qualsiasi che le scoprisse la ragione di quella assenza.

La fantesca si fermò sulla porta, nascondendo a testa china un sorriso che le balenava negli occhi, lisciandosi con le due mani il grembiule bianco, adorno di merletti.

— La signora desidera?

— Va a domandare ai contadini se nessuno ha veduto stamane la signorina mentre usciva di casa. Luciana è qualche volta un po’ bizzarra e può darsi che....

— Ho già domandato, signora. Ieri sera fra le undici e mezzanotte una carrozza era ferma laggiù, all’imbocco della strada provinciale, e qualcuno aspettava sotto il mantice sollevato. Lo ha visto il vecchio Simone mentre tornava molto tardi dalla fiera, ed ha riconosciuto il cavallo.

— Che c’entra il cavallo?

— C’entra, signora, perchè sembra che appartenga al figlio dei Barbano, ossia a quel giovine cacciatore che veniva qui spesso quando c’era l’ingegnere Oscar.

Avrebbe voluto aggiungere altre notizie ancora più significative sul conto del giovine cacciatore e della signorina Luciana, ma temeva la collera della padrona, quella collera rimasta piuttosto volgare nelle sue manifestazioni: — nonostante il collegio svizzero e le amicizie aristo-

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