Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/139

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La salvatrice 131

zando nell’acqua o rincorrendosi sulla spiaggia nelle giornate di sole, e a Dario pareva di ritornare fanciullo e di giuocare con qualche amica della sorella nel gran giardino della casa paterna, sotto la vigilanza della vecchia istitutrice inglese, la quale sollevava di quando in quando lo sguardo dalla Bibbia e lo chiamava a sè per ammonirlo con la sua voce gutturale.

Un giorno essi finivano di prendere il tè sulla spiaggia, nella mitezza del primo sole d’ottobre, quando la cameriera della pensione li raggiunse correndo e annunziò a Dario che un vecchio signore, arrivato in automobile, chiedeva di parlargli.

Egli pensò trattarsi di qualche ufficiale superiore venuto a informarsi della sua convalescenza o a richiamarlo in servizio e accorse prontamente scusandosi e pregando l’amica di attenderlo.

Bianca lo attese un’ora e già si risolveva ad andarsene quando Dario le venne incontro con una faccia sconvolta.

— È giunto mio padre, — egli disse a bassa voce. — Desidera ch’io riparta con lui questa sera, ch’io ritorni a casa. Me ne scongiura piangendo. È venuto a prendermi.

Ella ascoltava e taceva, col cuore improvvisamente stretto da una oscura pena.