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FRANCESCO GUICCIARDINI

A SE STESSO.

In Spagna l’anno 15131.

Francesco, la etá in che tu se’ ora mai, avendo giá finito e’ trent’anni, la grandezza di molti ed infiniti benefici che tu medesimo ricognosci avere ricevuti da Dio, lo essere di tanto intelletto che tu conosci la vanitá di questa vita, quanto e’ cattivi debbono temere ed e’ buoni sperare della futura, ti doverrebbono ridurre in uno modo di vivere che tu doverresti deliberarti di volere procedere come si conviene alle ragione sopradette, e come si apartiene non a uno fanciullo e giovane ma a uno vecchio. E poi che Dio t’ha dato grazia che nelle cose del mondo la patria ed e’ cittadini tua ti hanno deputato liberamente ed ordinariamente a gradi ed esercizi sopra la etá e li anni tua, e la divina grazia vi t’ha insino a oggi conservato drento con piú reputazione e gloria che tu non meriti, debbi anche nelle cose divine e spirituali accommodarti a questo medesimo maneggio, e fare tale opere che Dio per sua benignitá ti abbi a dare quella parte in paradiso che tu medesimo desideri nel mondo. E certo la vita ed e’ costumi tua non sono stati insino a oggi degni di uno uomo nobile, figliuolo di buono padre, allevato da piccolo santamente, né di quella prudenzia che tu giudichi in te, né vi puoi sanza grandissima vergogna almeno teco medesimo, perseverare.




  1. La datazione è di mano dell’A. ma di carattere e inchiostro diverso da quello del testo.