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176 consolatoria

aveva a dependere dalla buona o mala fortuna tua, ma dalla fortuna di papi, di imperadori, di re, e per dire meglio, del mondo, nel concorso e aggiramento della quale non è in considerazione la fortuna privata e di pari tuoi. Cosí non puoi dolerti di quello che è stato causa del male tuo, anzi debbi piú presto ricognoscere che in tanta ruina, la quale non è nata per mala fortuna tua ma per infelicitá di altri, tu abbia patito molto manco di quello che facilmente aresti potuto patire.

Considera quanto abbino sentito gli altri e quanto sia stato miserabile el caso di coloro che erano nel medesimo grado che tu apresso al medesimo principe, e che in questa faccenda ed impresa hanno avuto la medesima parte che tu; e di qui confessa che a comparazione loro el caso tuo è leggiere, poi che hai la persona salva, hai la libertá, hai le facultá integre e la conscienzia inlesa, e dell’onore non è in veritá ed in sustanzia diminuito niente, se bene pare maculato qualche cosa nella opinione del volgo e degli ignoranti, ed è stato data occasione alla invidia di scoprire teco della sua malignitá.

Né ti turbi quello che io dicevo in principio, che el ricordarti tu di essere stato uno di quegli che confortorono la guerra, dalla quale sono nate tutte le ruine, non può fare che non ti dia dispiacere e che non ti morda la conscienzia, perché non sei sanza colpa, che è quello fondamento in che consisteva el verbo principale della consolazione tua. Perché oltre che la deliberazione di fare la guerra, poi che si intese el re di Francia non volere osservare la capitulazione fatta con lo imperadore a Madril, ebbe poca anzi nessuna consulta; quando bene questo si potessi attribuire a te e te solo, ed el consiglio non fussi stato buono, te ne doverresti cruciare la conscienzia se l’avessi consigliato per ambizione o per malignitá; ma essendo stato errore di giudicio, el quale in simili cose tanto incerte ed importanti accade spesso ed a piú savi e piú esperti di te, non ti debbe né può questo ragionevolmente cruciare o affliggere, perché in quelle cose s’ha a rimordere la conscienzia dove cognosce colpa di voluntá.