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272 oratio defensoria

fatto che non la potevo maneggiare a mio modo, e come si dirá di sotto, è stata causa di molti disordini. Sono queste tante prove che bastano? Credo che oramai ne avanzi, credo siate pure troppo chiari oramai che io non ho rubato. Ma veggiamo l’ultima pruova che non ha replica e bastava sola.

Tutti e’ danari sono venuti in mano di Alessandro del Caccia, tesoriere deputato dal papa e non da me: tocca a darne conto a lui e non a me; non si vede in su’ libri partita che in mano mia, dalle provisione mie in fuora, sia venuto uno quattrino: perché adunche si cerca da me quello che ha avuto altri e non io? Potevo in questi conti essere chiamato per testimonio come persona che ne potessi avere notizia, ma essere fatto io la parte, essere fatto el principale, è cosa tanto strana che si sentí mai simile. Se voi avete sospetto o opinione che e’ vostri danari siano stati rubati, dimandatene el conto a Alessandro del Caccia, esaminate lui: se non ci è furto, assoluto lui sono assoluto io, se ci è furto, non posso avere rubato io sanza lui, ma può bene lui avere rubato sanza me. Che giustizia è adunche, che onestá, che si cerca el furto da colui che può essere che non lo sappia, e si lasci quello sanza chi non può essere fatto? Se furto ci è, può essere sanza me, ma non può giá essere sanza Alessandro, e si cerca da me, non da Alessandro? E questo è, Iacopo, lo amore che tu di’ che mi porti? Ma lasciamo stare gli interessi privati: questo è el zelo della republica? Fate instanzia che sia astretto a dare conto uno che può essere che non abbia rubato, lasciato indrieto quello che non può essere che non abbia rubato; strignete quello sanza chi può essere fatto el furto, lasciate quello sanza chi non si poteva fare.

Non puoi giá piú dire che t’abbia mosso l’amore della republica, non el beneficio publico, perché né a questa cittá né alle altre non fu mai utile condannare e’ cittadini innocenti; piú presto è qualche volta a proposito serrare gli occhi a qualche cosa, ma non mai punire chi non lo merita. Non puoi piú negare che la sia malignitá, che la sia rabbia; hai creduto opprimermi co’ gridi, concitare contro a me el popolo, fare che