Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/230

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224 scritti minori

apertamente e colle arme quello che non era potuto riuscire loro con fraude ed arti occulte, mandorono uno potente esercito sotto el duca di Calavria e duca di Urbino contro a' fiorentini. Durò questa guerra piú di dua anni e con fortuna varia, sendo e’ fiorentini aiutati dallo stato di Milano e da’ vinitiani loro confederati, ed all’ultimo aiutandoli e’ confederati freddamente, cominciorono le cose loro a declinare; e perché el papa e re usavano dire che non facevano la guerra per inimicizia che avessino con la republica, ma per odio particulare di Lorenzo, parse a Lorenzo che fussi oficio di buono cittadino provedere che la patria per causa di lui solo non corressi tanto periculo, e per questo andò personalmente a Napoli a trovare el re Ferrando, con disposizione o di persuadere a quello re che li fussi piú a proposito lo essere suo amico che inimico, o non potendo persuaderli questo, liberare col suo sangue proprio la patria da guerra tanto pericolosa. Aiutò Dio la sua buona intenzione, in maniera che innanzi partissi da Napoli concluse la pace, e contrasse con quel re una amicizia grandissima che durò mentre che visse.

Questa fu quanta infelicitá ebbe Lorenzo, la quale nondimeno si terminò bene, e vi si conobbe drento la sua prudenzia, sendosi con uno partito tale liberato da gravi periculi, e lo amore che e’ portava alla patria, ave[ndo], perché quella stessi in pace, messa la vita propria in mano degli inimici. Fuora di questo tempo fu tutta la vita sua piena di successi buoni e di gloria, perché nella cittá accrebbe sempre con concordia ed unione universale la autoritá sua. Né solo vivente lui si conservò lo imperio publico ma ancora si augumentò, perché si acquistorno per forza, di mano de’ genovesi, Petrasanta e Serezzana, terre di grande importanzia al dominio fiorentino; acquistossi Fivizzano ed una grande parte di Lunigiana, parte comperata, parte lasciata da alcuni de’ signori di quella provincia, che morirono sanza eredi.

Nelle cose commune di Italia procurò sempre a conservare la pace ed a provedere che alcuno de’ potentati non diventassi sí grande che fussi pericoloso alla libertá de altri. Per questo,