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elogio di lorenzo de' medici 225

quando e’ viniziani feciono la impresa di pigliare Ferrara, parendoli che e’ diventassino molto potenti, confortò la cittá a pigliare la difesa di quello duca, alla quale benché ancora concorressino el re Ferrando e lo stato di Milano e di poi all’ultimo papa Sisto, nondimeno li piú pronti e vivi aiuti furono e’ nostri. Seguí la creazione di papa Innocenzio, el quale nel principio prese la protezione di alcuni baroni che si erano ribellati dal re Ferrando, in modo che lo stato di quello re si ridusse in gravissimo periculo. Parve a Lorenzo che attesa la ambizione de’ pontefici, tanta grandezza della Chiesa sarebbe dannosa alli altri, e però confortò la cittá a defendere quello stato, ed eccitò al medesimo el signore Lodovico governatore del ducato di Milano, quale procedeva freddamente, in modo che quel re si conservò con grandissima gloria di Lorenzo; e poi che la potenzia de’ viniziani era maggiore che alcuna altra di Italia, ed era giá conosciuto lo appetito loro immodico del dominare, lui per resisterli sempre si ingegnò che el re di Napoli, duca di Milano e la republica fiorentina vivessino in unione e lega particulare, di che seguí la securtá e conservazione commune di tutta Italia.

Per queste cose lui salí in tanta reputazione di prudenzia ed in tanta autoritá, che nelle cose di Italia non si deliberava cosa alcuna grave sanza sua voluntá. Papa Innocenzio si lasciava in tutto governare a lui. Nelle controversie che nascevano tra el re Ferrando e signore Lodovico, lui era mediatore e compositore, e la fede che ciascuno di loro aveva nella prudenzia sua, e la paura che per consiglio suo la cittá nostra non declinassi a una delle parte, operava che, benché tra loro fussi mala voluntá, non si procedeva a maggiore discordie, in modo che lui era come uno temperamento della male disposizione di Italia. Queste opere e processi sua dimostrono apertamente quale fussi la prudenzia sua nelle cose delli stati.

Ma non fu minore lo ingegno e virtú sua in tutte le altre cose laudabili. Fu di natura clementissimo: nel tempo che lui stette a Napoli, sendo opinione di molti che el re lo avessi a ritenere, tentorono in Firenze alcuni cittadini nobili di

F. Guicciardini, Opere - viii. 15