Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/275

Da Wikisource.

serie prima 269

tuna non solo può essere varia di tempo in tempo, ma ancora in uno tempo medesimo può essere varia nelle cose; perché chi osserva, vedrá qualche volta uno medesimo essere fortunato in una spezie di cose ed in un’altra essere infortunato. E io in mio particulare ho avuto insino a questo dí 3 di febbraio 1523 in molte cose bonissima fortuna, ma non l’ho avuto simile nelle mercatantie, né anche negli onori che ho cercati di avere; perché quegli che non ho cercati mi sono corsi da loro medesimi drieto; ma quelli che ho cercati, è paruto che si discostino.

139. Non ha maggiore inimico l’uomo che sé medesimo; perché quasi tutti e’ mali, pericoli e travagli superflui che ha, non procedono da altro che dalla sua troppa cupiditá.

140. Le cose del mondo non stanno ferme; anzi hanno sempre progresso al cammino a che ragionevolmente per sua natura hanno a andare a finire, ma tardano piú che non è la opinione nostra, perché noi le misuriamo seconda la vita nostra che è breve, e non secondo el tempo loro che è lungo; e però sono e’ passi suoi piú tardi che non sono e’ nostri, e sí tardi per sua natura che, ancora che si muovino, non ci accorgiamo spesso de’ suoi moti; e per questo sono spesso falsi e’ giudíci che noi facciamo.

141. Lo appetito della roba nascerebbe da animo basso o male composto, se non si desiderassi per altro che per poterla godere; ma essendo corrotto el vivere del mondo come è, chi desidera riputazione è necessitato a desiderare roba, perché con essa rilucono le virtú e sono in prezzo, le quali in uno povero sono poco stimate e manco cognosciute.

142. Non so se si debbono chiamare fortunati quelli a chi una volta si presenta una grande occasione, perché chi non è bene prudente non la sa bene usare; ma sanza dubio sono fortunatissimi a chi una medesima grande occasione si