Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/302

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51. Chi si travaglia in Firenze di mutare stati, se non lo fa per necessitá, o che a lui tocchi diventare capo del nuovo governo, è poco prudente, perché mette a pericolo sé e tutto el suo, se la cosa non succede; succedendo, non ha a pena una piccola parte di quello che aveva disegnato. E quanta pazzia è giucare a uno giuoco che si possa perdere piú sanza comparazione che guadagnare! e quello che non importa forse manco, mutato che sia lo stato, ti oblighi a uno perpetuo tormento d’avere sempre a temere di nuova mutazione.

52. Si vede per esperienzia che quasi tutti quelli che sono stati ministri a acquistare grandezza a altri, in progresso di tempo restano seco in poco grado; la ragione si dice essere, perché avendo cognosciuto la sufficienzia sua, teme non possa uno giorno torgli quello che gli ha dato. Ma non è forse manco perché quello tale, parendogli avere meritato assai, vuole piú che non se gli conviene; il che non gli sendo concesso, diventa mal contento: donde tra lui ed el principe nascono gli sdegni e le suspizione.

53. Ogni volta che tu, che sei stato causa o m’hai aiutato diventare principe, vuoi che io mi governi a tuo modo, o ti conceda cose che siano in diminuzione della mia autoritá, giá scancelli quello beneficio che tu m’hai fatto; poi che cerchi in tutto o in parte tormi lo effetto di quello che m’hai aiutato a acquistare.

54. Chi ha carico di difendere terre, abbi per principale obietto allungare quanto può, perché come dice el proverbio, chi ha tempo ha vita; la dilazione reca infiniti favori da principio non sperati e non cognosciuti.

55. Non spendere in sullo assegnamento de’ guadagni futuri, perché molte volte o ti mancano o riescono minori del disegno, ma pel contrario le spese sempre moltiplicano; e questo è lo inganno che fa fallire molti mercatanti, che to-