Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/339

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serie seconda 333

209. Io credo siano manco male le sentenzie de’ turchi, le quali si espediscono presto e quasi a caso, che el modo de’ giudíci che si usano communemente tra’ cristiani; perché la lunghezza di questi importa tanto e per le spese e per e’ disturbi che si danno a’ litiganti, che non nuoce forse manco che facessi la sentenzia che s’avessi contro el primo dí; sanza che, se noi presuppognamo le sentenzie de’ turchi darsi al buio, ne séguita che, ragguagliato, la metá ne sia giusta; sanza che, non forse minore parte ne sono ingiuste di quella date tra noi, o per la ignoranzia o per la malizia de’ giudici.

210. Poco e buono, dice el proverbio; è impossibile che chi dice o scrive molte cose non vi metta di molta borra, ma le poche possono essere tutte bene digeste e stringate; però sarebbe forse stato meglio scerre di questi ricordi uno fiore che accumulare tanta materia.

211. Io credo potere affermare che gli spiriti siano; dico quella cosa che noi chiamiamo spiriti, cioè di quelli aerei che dimesticamente parlano con le persone, perché n’ho visto esperienzia tale che mi pare esserne certissimo; ma quello che siano e quali, credo lo sappia sí poco chi si persuade saperlo, quanto chi non vi ha punto di pensiero. Questo, ed el predire el futuro, come si vede fare talvolta a qualcuno o per arte o per furore, sono potenzie occulte della natura, overo di quella virtú superiore che muove tutto: palesi a lui, segreti a noi, e talmente, che e’ cervelli degli uomini non vi aggiungono.

212. Delle tre spezie di governi, di uno, di pochi o di molti, credo che in Firenze quello degli ottimati sarebbe el peggiore di tutti, perché non vi è naturale, né vi può essere accetto, come non è anche la tirannide; e per la ambizione e discordie loro farebbono tutti quelli mali che fa la tirannide, e forse piú dividerebbono presto la cittá, e de’ beni che fa el tiranno non ne farebbono nessuno.