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La quale mala disposizione détte speranza a Piero de’ Medici, incitato oltre a queste occasioni da alcuni cittadini, di potere facilmente ottenere il desiderio suo. Però ristretti i suoi consigli con Federigo cardinale da San Severino, antico amico suo, e con l’Alviano, e stimolato occultamente da’ viniziani, a’ quali pareva che per i travagli de’ fiorentini si stabilissino le cose di Pisa, deliberò di tentare di entrare furtivamente in Firenze; massime poi che fu avvisato essere stato creato gonfaloniere di giustizia, che era capo del magistrato supremo, Bernardo del Nero, uomo di gravitá e d’autoritá grande e stato lungamente amico paterno e suo, ed essere eletti al medesimo magistrato alcuni altri i quali, per le dependenze vecchie, credeva che avessino inclinazione alla sua grandezza. Assentí a questo disegno il pontefice, desideroso di separare i fiorentini dal re di Francia con le ingiurie poi che era stato impedito di separargli co’ benefici; né contradisse il duca di Milano, non gli parendo potere fare fondamento o intelligenza stabile con quella cittá per i disordini del presente governo, se bene da altra parte non gli piacesse il ritorno di Piero, sí per l’offese fattegli come perché dubitava non avesse a dipendere troppo dall’autoritá de’ viniziani. Raccolti adunque Piero quanti danari potette da se medesimo e con l’aiuto degli amici, e si credette che qualche piccola quantitá gli fusse somministrata da’ viniziani, andò a Siena, e dietro a lui l’Alviano con cavalli e con fanti, facendo il cammino sempre di notte e fuora di strada acciocché l’andata sua fusse occultissima a’ fiorentini. A Siena, per favore di Giacoppo e di Pandolfo Petrucci, cittadini principali di quel governo e amici paterni e suoi, ebbe secretamente altre genti; in modo che con seicento cavalli e quattrocento fanti eletti si partí, due dí poi che era cominciata la tregua, nella quale non si comprendevano i sanesi, verso Firenze, con speranza che, arrivandovi quasi improviso in sul fare del dí, avesse facilmente, o per disordine o per tumulto il quale sperava aversi a levare in suo favore, a entrarvi: il quale disegno non sarebbe forse riuscito vano se la fortuna non avesse supplito alla negligenza de’ suoi avversari. Perché