primogenito, il cardinale di Valenza il quale, d’animo totalmente alieno dalla professione sacerdotale, aspirava all’esercizio dell’armi, non potendo tollerare che questo luogo gli fusse occupato dal fratello, e impaziente oltre a questo che egli avesse piú parte di lui nell’amore di madonna Lucrezia sorella comune, incitato dalla libidine e dalla ambizione (ministri potenti a ogni grande sceleratezza), lo fece, una notte che e’ cavalcava solo per Roma, ammazzare e poi gittare nel fiume del Tevere secretamente. Era medesimamente fama (se però è degna di credersi tanta enormitá) che nell’amore di madonna Lucrezia concorressino non solamente i due fratelli ma eziandio il padre medesimo: il quale avendola, come fu fatto pontefice, levata dal primo marito come diventato inferiore al suo grado, e maritatala a Giovanni Sforza signore di Pesero, non comportando d’avere anche il marito per rivale, dissolvé il matrimonio giá consumato; avendo fatto, innanzi a giudici delegati da lui, provare con false testimonianze, e dipoi confermare per sentenza, che Giovanni era per natura frigido e impotente al coito. Afflisse sopra modo il pontefice la morte del duca di Candia, ardente quanto mai fusse stato padre alcuno nell’amore de’ figliuoli, e non assuefatto a sentire i colpi della fortuna, perché è manifesto che dalla puerizia insino a quella etá aveva avuto in tutte le cose felicissimi successi; e se ne commosse talmente che nel concistorio, poiché ebbe con grandissima commozione d’animo e con lacrime deplorata gravemente la sua miseria, e accusato molte delle proprie azioni e il modo del vivere che insino a quel dí aveva tenuto, affermò con molta efficacia volere governarsi in futuro con altri pensieri e con altri costumi: deputando alcuni del numero de’ cardinali a riformare seco i costumi e gli ordini della corte. Alla quale cosa avendo data opera qualche dí, e cominciando a manifestarsi l’autore della morte del figliuolo, la quale nel principio si era dubitato che non fusse proceduta per opera o del cardinale Ascanio o degli Orsini, deposta prima la buona intenzione e poi le lagrime, ritornò piú sfrenatamente che mai a quegli pensieri e operazioni nelle quali insino a quel dí aveva consumato la sua etá.