Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/77

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libro primo — cap. xi 71

sollecitamente si facesse, Lodovico, che non mediocremente temeva che sopravenendo i tempi aspri non si fermassino per quella vernata nelle terre del ducato di Milano, prestò di nuovo danari al re, il quale n’aveva necessitá non mediocre: e nondimeno, scoprendosegli quel male che i nostri chiamano vaiuolo, soggiornò in Asti circa a uno mese, distribuito l’esercito in quella cittá e nelle terre circostanti. Il numero del quale, per quel che io ritraggo, nella diversitá di molti, per piú vero, fu, oltre ai dugento gentiluomini della guardia del re, computati i svizzeri i quali prima col baglí di Digiuno erano andati a Genova, e quella gente che sotto Obigní militava in Romagna, uomini d’arme mille secento, de’ quali ciascuno ha secondo l’uso franzese due arcieri, in modo che sei cavalli sotto ogni lancia (questo nome hanno i loro uomini d’arme) si comprendono; seimila fanti svizzeri; seimila fanti del regno suo, de’ quali la metá erano della provincia di Guascogna, dotata meglio, secondo il giudicio de’ franzesi, di fanti atti alla guerra che alcuna altra parte di Francia: e per unirsi con questo esercito erano state condotte per mare a Genova quantitá grande di artiglierie da battere le muraglie e da usare in campagna, ma di tale sorte che giammai aveva veduto Italia le simiglianti.

Questa peste, trovata molti anni innanzi in Germania, fu condotta la prima volta in Italia da’ viniziani, nella guerra che circa l’anno della salute mille trecent’ottanta ebbono i genovesi con loro; nella quale i viniziani, vinti nel mare e afflitti per la perdita di Chioggia, ricevevano qualunque condizione avesse voluta il vincitore se a tanto preclara occasione non fusse mancato moderato consiglio. Il nome delle maggiori era bombarde, le quali, sparsa dipoi questa invenzione per tutta Italia, si adoperavano nelle oppugnazioni delle terre; alcune di ferro alcune di bronzo, ma grossissime in modo che per la macchina grande e per la imperizia degli uomini e attitudine mala degli instrumenti, tardissimamente e con grandissima difficoltá si conducevano, piantavansi alle terre co’ medesimi impedimenti, e piantate, era dall’uno colpo all’altro tanto intervallo che con