Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/11

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libro quinto ‐ cap. i 5

vere sudditi del re di Francia, e però essere paratissimi a darsegli, pure che promettesse di non gli mettere sotto il dominio de’ fiorentini; sforzandosi, e con le lagrime delle donne e con ogni arte, di fare impressione all’araldo di essere osservantissimi e divotissimi della corona di Francia dalla quale aveano ricevuta la libertá. Ma Beumonte, avendo esclusi gli imbasciadori pisani mandati a lui con la medesima offerta, pose il penultimo dí di giugno il campo a quella cittá, tra la porta alle Piagge e la porta Calcesana, dirimpetto al cantone detto il Barbagianni; e avendo la notte medesima battuto con grande impeto, e continuato di battere insino alla maggiore parte del dí seguente, gittorono in terra, per la bontá dell’artiglieria loro, circa sessanta braccia della muraglia. E come ebbono cessato di tirare, corsono subito i fanti e i cavalli, mescolati senza ordine o disciplina alcuna, per dare la battaglia; non avendo pensato in che modo avessino a superare uno fosso profondo, fatto da’ pisani tra il muro battuto e il riparo che era lavorato di dentro; di maniera che, come lo scopersono, spaventati dalla sua larghezza e profonditá, consumorono il resto del dí piú presto spettatori della difficoltá che assaltatori. Dopo il quale dí diminuí sempre la speranza della vittoria: parte perché avevano i franzesi, per la qualitá de’ ripari e per l’ostinazione de’ difensori perduto l’ardire; parte perché, per le arti usate, si era ridesta l’antica inclinazione avuta da quella nazione a’ pisani, in modo che, cominciando a parlare e a dimesticarsi con quegli di dentro, che continuavano la medesima offerta di darsi al re, pure che non ritornassino sotto il giogo de’ fiorentini, ed entrando sicuramente molti di loro in Pisa e uscendone come di terra d’amici, difendevano per tutto il campo e appresso a’ capitani la causa de’ pisani; confortandogli similmente molti di loro a difendersi. E a questo, oltre a’ franzesi, detteno animo assai Francesco da Triulzi luogotenente della compagnia di Gianiacopo e Galeazzo Palavicino che con la compagnia sua era nel campo franzese. Con l’occasione de’ quali disordini entrò in Pisa, dalla parte di verso il mare, permettendolo quegli di fuori, Tarlatino da Cittá di