Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/189

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libro settimo ‐ cap. iv 183

discostarsi da terra, stette piú giorni, per non avere i venti prosperi, in Portofino; dove mentre dimora gli sopragiunse avviso che il re Filippo suo genero, giovane d’anni e di corpo robusto e sanissimo, nel fiore della sua etá e costituito in tanta felicitá (dimostrandosi bene spesso maravigliosa la varietá della fortuna), era, per febbre duratagli pochi dí, passato, nella cittá di Burgus, all’altra vita: e nondimeno il re, che per molti si credette che, per desiderio di ripigliare il governo di Castiglia, volgesse subito le prue a Barzalona, continuando il cammino di prima, entrò quel medesimo giorno nel porto di Gaeta che il pontefice, andando a Bologna, era entrato in Imola. Onde condotto a Napoli, fu ricevuto in quella cittá, assueta a vedere re aragonesi, con grandissima magnificenza e onore, e con molto maggiore desiderio ed espettazione di tutti; persuadendosi ciascuno che, per mano d’uno re glorioso per tante vittorie avute contro agli infedeli e contro a’ cristiani, venerabile per opinione di prudenza, e del quale risonava fama chiarissima che avesse con singolare giustizia e tranquillitá governato i reami suoi, dovesse il regno di Napoli, ristorato di tanti affanni e oppressioni, ridursi in quieto stato e molto felice, e reintegrarsi de’ porti che, con dispiacere non piccolo di tutto il reame, vi tenevano i viniziani. Concorsono a Napoli prontamente oratori di tutta Italia, non solo per congratularsi e onorare uno tanto principe ma eziandio per varie pratiche e cagioni; persuadendosi ciascuno che con l’autoritá e prudenza sua avesse a dare forma e a essere il contrappeso di molte cose. Però che e il pontefice, benché mal sodisfatto di lui perché non aveva mai mandato imbasciadori a dargli secondo l’usanza comune l’ubbidienza, cercava di incitarlo contro a viniziani, pensando che per recuperare i porti della Puglia avesse desiderio della bassezza loro: e i viniziani si ingegnavano di conservarselo amico; e i fiorentini e gli altri popoli di Toscana trattavano diversamente con lui per le cose di Pisa: molestate, questo anno, meno che il solito dall’armi de’ fiorentini, perché non aveano impedito le loro ricolte, o stracchi dalle spese o perché la giudicassino