Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/263

Da Wikisource.

libro ottavo ‐ cap. ii 257

tutti i luoghi opportuni e distese l’artiglierie in sulle ripe da ogni parte del fiume donde aveano a passare, giudicando non potere procedere piú innanzi, si ritornorno nella riviera di Genova, perduti tre brigantini carichi di frumento. Dal quale successo apparendo quasi certa per mancamento di vettovaglie la vittoria i fiorentini, per impedire piú agevolmente che per il fiume non ne potessino essere condotte, gittorono in su Arno uno ponte di legname, fortificandolo con bastioni dall’una e l’altra ripa; e nel tempo medesimo, per rimuovere gli aiuti de’ vicini, convennono co’ lucchesi, avendo prima, per reprimere l’audacia loro, mandato a saccheggiare, con una parte delle genti mossa da Cascina, il porto di Vioreggio e i magazzini dove erano molti drappi di mercatanti di Lucca. E per questo avendo i lucchesi impauriti mandato a Firenze imbasciadori, rimasono finalmente concordi che tra l’una e l’altra republica fusse confederazione difensiva per anni tre, escludendo nominatamente i lucchesi dalla facoltá di aiutare in qualunque modo i pisani; la quale confederazione, recuperandosi per i fiorentini Pisa infra uno anno, si intendesse prorogata per altri dodici anni, e durante questa confederazione non dovessino i fiorentini, senza pregiudicio per ciò delle loro ragioni, molestare i lucchesi nella possessione di Pietrasanta e di Mutrone.

Ma fu di momento molto maggiore a facilitare lo acquisto di Pisa la capitolazione fatta da loro coi re cristianissimo e cattolico. La quale, trattata molti mesi, aveva avuto varie difficoltá: temendo i fiorentini, per l’esperienza del passato, che questo non fusse mezzo a trarre da loro quantitá grande di danari e nondimeno che le cose di Pisa rimanessino nel medesimo grado; e da altra parte interpretando il re di Francia procurarsi la dilazione artificiosamente, per la speranza che i pisani, l’estremitá de’ quali erano notissime, da loro medesimi cedessino, né volendo che in modo alcuno la ricuperassino senza pagargliene la mercede, comandò al Bardella suo suddito che si partisse da’ soldi loro, e a Ciamonte che da Milano mandasse in aiuto de’ pisani secento lancie: per la quale