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cosa, rimosse tutte le dubitazioni e difficoltá, convenneno in questa forma: non dessino né il re di Francia né il re d’Aragona favore o aiuto a’ pisani, e operassino con effetto che da’ luoghi sudditi a loro, o confederati o raccomandati, non andassino a Pisa vettovaglie né soccorso di danari né di genti né di alcun’altra cosa; pagassino i fiorentini in certi termini a ciascuno di essi, se infra un anno prossimo ricuperassino Pisa, cinquantamila ducati; e nel caso predetto si intendesse fatta tra loro lega per tre anni dal dí della recuperazione, per la quale i fiorentini fussino obligati difendere con trecento uomini d’arme gli stati che aveano in Italia, ricevendo per la difesa propria da qualunque di loro almeno trecento uomini d’arme. Alla capitolazione fatta in comune fu necessario aggiugnere, senza saputa del re, cattolico, nuove obligazioni di pagare al re di Francia, ne’ tempi e sotto le condizioni medesime, cinquantamila altri ducati. Oltre che fu di bisogno promettessino di donare a’ ministri de’ due re venticinquemila ducati, de’ quali la maggiore parte s’aveva a distribuire secondo la volontá del cardinale di Roano. Le quali convenzioni, benché fussino con gravissima spesa de’ fiorentini, dettono nondimeno appresso a tutti gli uomini infamia piú grave a quei re: de’ quali l’uno si dispose per danari ad abbandonare quella [cittá], che molte volte aveva affermato avere ricevuta nella sua protezione, e della quale, come si manifestò poi, essendosegli spontaneamente data, il gran capitano avea accettato in suo nome il dominio; l’altro, non si ricordando delle promesse fatte molte volte a’ fiorentini, o vendé per brutto prezzo la libertá giusta de’ pisani o costrinse i fiorentini a comperare da lui la facoltá di ricuperare giustamente le cose proprie. Tanto può oggi comunemente piú la forza della pecunia che il rispetto dell’onestá.