Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/269

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libro ottavo ‐ cap. iii 263

re di Francia. De’ quali consigli l’uno e l’altro era stato rifiutato dal senato; quello dell’Alviano come troppo audace, questo del capitano generale come troppo timido e non consideratore della natura de’ pericoli presenti: perché al senato sarebbe piú piaciuto, secondo la inveterata consuetudine di quella republica, il procedere sicuramente e l’uscire il meno potessino della potestá di loro medesimi; ma da altra parte si considerava, se nel tempo che tutte quasi le loro forze fussino impegnate a resistere al re di Francia assaltasse il loro stato potentemente il re de’ romani, con quali armi con quali capitani con quali forze potersi opporsegli; per il quale rispetto, quella via che per se stessa pareva piú certa e piú sicura rimanere piú incerta e piú pericolosa. Però, seguitando come spesso si fa nelle opinioni contrarie, quella che è in mezzo, fu deliberato che l’esercito s’accostasse al fiume dell’Adda, per non lasciare in preda degli inimici la Ghiaradadda; ma con espressi ricordi e precetti del senato viniziano che, senza grande speranza o urgente necessitá, non si venisse alle mani con gli inimici.

Diversa era molto la deliberazione del re di Francia, ardente di desiderio che gli eserciti combattessino. Il quale, accompagnato dal duca dell’Oreno e da tutta la nobiltá del reame di Francia, come ebbe passati i monti, mandò Mongioia suo araldo a intimare la guerra al senato viniziano; commettendogli che, acciocché tanto piú presto si potesse dire intimata, facesse nel passare da Cremona il medesimo co’ magistrati viniziani. E se bene, non essendo ancora unito tutto l’esercito suo, avesse deliberato che non si movesse cosa alcuna insino a tanto che egli non fusse personalmente a Casciano, nondimeno, o per gli stimoli del pontefice, che si lamentava essere passato il tempo determinato nella capitolazione, o acciocché cominciasse a correre il tempo a Cesare obligato a muovere la guerra quaranta dí poi che il re l’avesse mossa, mutata la prima deliberazione, comandò a Ciamonte desse principio, non essendo ancora le genti viniziane, perché non erano raccolte tutte, partite da Pontevico.