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264 | storia d'italia |
IV
Fu il primo movimento di tanto incendio il quintodecimo dí d’aprile. Nel quale dí Ciamonte, passato a guazzo con tremila cavalli il fiume dell’Adda appresso a Casciano, e fatto passare in su battelli seimila fanti e dietro a loro l’artiglierie, si dirizzò alla terra di Trevi, lontana tre miglia da Casciano, nella quale era Giustiniano Morosino proveditore degli stradiotti de’ viniziani, e con lui Vitello da Cittá di Castello e Vincenzio di Naldo, che rassegnavano i fanti che si doveano distribuire nelle terre vicine: i quali, credendo che i franzesi, che in piú parti si erano sparsi per la campagna, non fussino gente ordinata per assaltare la terra ma per correre il paese, mandorno fuora dugento fanti e alcuni stradiotti, co’ quali appiccatasi una parte delle genti franzesi, gli seguitò scaramucciando insino al rivellino della porta; e poco dipoi sopragiugnendo gli altri, e appresentate l’artiglierie e cominciato giá a battere co’ falconetti le difese, o la viltá de’ capi spaventati di questo impeto sí improviso o la sollevazione degli uomini della terra gli costrinse ad arrendersi allo arbitrio libero di Ciamonte. Cosí rimasono prigioni Giustiniano proveditore, Vitello e Vincenzio e il conte Braccio, e con loro cento cavalli leggieri e circa mille fanti quasi tutti di Valdilamone; essendosi solamente salvati col fuggire dugento stradiotti: e dipoi Ciamonte, a cui si erano arrendute alcune terre vicine, ritornò con le genti tutte di lá da Adda. E il medesimo dí il marchese di Mantova, come soldato del re da cui avea la condotta di cento lancie, corse a Casalmaggiore; il quale castello senza fare resistenza gli fu dato dagli uomini della terra, insieme con Luigi Bono officiale viniziano. Corse eziandio il medesimo