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loro non solo tutti i delitti fatti ma ancora concesse molte esenzioni, rimessi tutti i debiti publici e privati, e assoluti dalla restituzione de’ beni mobili de’ fiorentini che avevano rapiti quando si ribellorono. Tanto era il desiderio che avevano i fiorentini di insignorirsene, tanto il timore che da Massimiliano, che aveva nella lega di Cambrai nominato i pisani, benché dal re di Francia non fusse accettata la nominazione, o da altro luogo, non sopravenisse qualche insperato impedimento che, ancora che fussino certi che i pisani erano necessitati fra pochissimi dí cedere alla fame, vollono piú presto assicurarsene con inique condizioni che, per ottenerla senza convenzione alcuna, rimettere niente della certezza alla fortuna. La quale concordia, benché cominciata a trattarsi nel campo, fu dipoi dagli imbasciadori pisani trattata e conchiusa in Firenze: e in questo fu memorabile la fede de’ fiorentini che, ancorché pieni di tanto odio ed esacerbati da tante ingiurie, non furono manco costanti nell’osservare le cose promesse che facili e clementi nel concederle.


IX

Risveglio di speranze e di attivitá ne’ veneziani; riconquista di Padova, del contado e della fortezza di Legnago. Nuove convenzioni fra il pontefice e il re di Francia. I veneziani occupano Isola della Scala e fanno prigioniero il marchese di Mantova. Modeste azioni di guerra e grandiosi progetti di Massimiliano. Vicende della lotta nel Friuli. Umile atteggiamento degli ambasciatori veneziani in Roma e loro trattative coi cardinali.

È certo che il re de’ romani sentí con non piccola molestia l’essersi sottomessi i pisani, perché si era persuaso o che il dominio di quella cittá gli avesse a essere potente instrumento a molte occasioni o che il consentirla a’ fiorentini gli avesse a fare ottenere da loro quantitá non mediocre di danari: per mancamento de’ quali lasciava cadere le amplissime occasioni che, senza fatica o industria sua, se gli erano offerte. Le quali mentre che sí debolmente aiuta che in Vicenza e Pa-