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28 storia d'italia

Appiano che ne era signore, lasciata guardata la fortezza e la terra, se ne andò per mare in Francia, per tentare di ottenere dal re, il quale molto prima l’aveva ricevuto nella sua protezione, che per rispetto dell’onore proprio non lo lasciasse perire. Alla qual cosa il re, non velando con artificio alcuno la infamia sua, rispose molto liberamente avere promesso al pontefice di non se gli opporre, né potersegli opporre senza fare detrimento a se medesimo. Ma in questo mezzo la terra, per opera di Pandolfo Petrucci, si arrendé al Valentino; e il medesimo fece poco dipoi la fortezza. Congiunse ancora il pontefice Lucrezia sua figliuola, stata giá destinata a tre altri mariti, e allora vedova per la morte di Gismondo principe di Biselli e giá figliuolo naturale di Alfonso re di Napoli, il quale era stato ammazzato dal duca Valentino, ad Alfonso primogenito d’Ercole da Esti con dota di centomila ducati in pecunia numerata e con molti donamenti di grandissimo valore. Al quale matrimonio, molto indegno della famiglia da Esti, solita a fare parentadi nobilissimi, e perché Lucrezia era spuria e coperta di molte infamie, acconsentirono Ercole e Alfonso perché il re di Francia, desideroso di sodisfare in tutte le cose al pontefice, ne fece estrema instanza; e gli mosse oltre a ciò il desiderio di assicurarsi con questo mezzo (se però contro a tanta perfidia era bastante sicurtá alcuna) dall’armi e dall’ambizione del Valentino: il quale, potente di danari e di autoritá della sedia apostolica e per il favore che aveva dal re di Francia, era giá formidabile a una grande parte d’Italia, conoscendosi che le sue cupiditá non avevano termine e freno alcuno.

Continuava in questi tempi medesimi con grandissima sollecitudine il re di Francia di trattare la pace con Massimiliano Cesare, non solo per speranza di sollevarsi da spese e da sospetti, e ottenere da lui la investitura molto desiderata del ducato di Milano, ma eziandio per avere facoltá di offendere i viniziani; movendolo il sapere che a loro erano moleste le sue prosperitá, e il persuadersi che secretamente si fussino affaticati per interrompere la pace tra Cesare e lui. Ma lo