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libro quinto ‐ cap. x 45

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Omaggi di príncipi e di governi al re di Francia in Asti. Il re di Francia, contro l’aspettazione di tutti, riceve onorevolmente a Milano il Valentino. Vicende della guerra nel reame di Napoli. Il re delibera inopportunamente di ritornare in Francia. Sorpresa per gli accordi conclusi fra il re ed il Valentino.

Ma, per ritornare alle cose comuni, al re di Francia come fu giunto in Asti concorsono, secondo il consueto, tutti i príncipi e tutte le cittá libere di Italia, chi in persona chi per imbasciadori; tra’ quali il duca di Ferrara e il marchese di Mantova, benché questo né confidato né molto accetto, e Batista cardinale Orsino, andatovi contro alla volontá del pontefice per giustificare i suoi e Vitellozzo delle cose di Arezzo, e per incitare il re contro al pontefice e al Valentino; contro a’ quali, atteso l’ardore dimostrato prima dal re, si aspettava con sommo desiderio di tutta Italia che l’armi franzesi si movessino. Ma l’esperienza dimostra essere verissimo che rare volte succede quel che è desiderato da molti; perché dipendendo comunemente gli effetti delle azioni umane dalla volontá di pochi, ed essendo l’intenzioni e i fini di questi quasi sempre molto diversi dall’intenzioni e da’ fini de’ molti, possono difficilmente succedere le cose altrimenti che secondo la intenzione di coloro che danno loro il moto. Cosí intervenne in questo caso, nel quale gli interessi e fini particolari indussono il re a deliberazione contraria al desiderio universale. Mosse il re non tanto la diligenza del pontefice, il quale non cessò mai, mandandogli spesso uomini propri, di cercare di mitigare l’animo suo, quanto il consiglio del cardinale di Roano, desideroso, come sempre era stato, di conservare l’amicizia tra il pontefice e il re; inducendolo a questo forse, oltre all’utilitá del re, in qualche parte l’utilitá particolare: perché e dal pontefice gli fu prorogata la legazione di Francia per diciotto mesi, e perché, attendendo sollecitamente a farsi fondamenti per ascendere al pontificato, voleva potere ottenere da lui promozione di parenti e dependenti da sé al cardinalato. E giudicava