Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/81

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libro quinto ‐ cap. xiv 75

perché convenutisi a Bles, dopo discussione di qualche dí, conchiuseno la pace con queste condizioni: che il reame tutto di Napoli si possedesse secondo la prima divisione, ma lasciando in diposito a Filippo le provincie per la differenza delle quali si era venuto all’armi, e che di presente Carlo figliuolo suo e Claudia figliuola del re, tra’ quali si stabiliva lo sposalizio altre volte trattato, s’intitolassino re di Napoli e duchi di Puglia e di Calavria; che la parte che toccava al re di Spagna fusse in futuro governata dall’arciduca, quella del re di Francia da chi deputasse il re, ma tenendosi l’una e l’altra sotto nome de’ due fanciulli, a’ quali quando consumavano il matrimonio il re consegnasse, per dota della figliuola, la sua porzione. La quale pace fu solennemente publicata nella chiesa maggiore di Bles, e confermata con giuramento del re, e di Filippo come procuratore de’ re suoi suoceri: pace certamente, se avesse avuto effetto, di momento grandissimo, perché non solo si posavano l’armi tra re tanto potenti ma dietro a questa sarebbe seguitata la pace tra il re de’ romani e il re di Francia; onde contro a’ viniziani nascevano nuovi pensieri, e il pontefice, sospetto a tutti e in pessimo concetto di ciascuno, non rimaneva senza timore di concili e d’altri disegni a depressione della sua autoritá. Ma avendo subito il re e Filippo mandato nel regno di Napoli a intimare la pace fatta, e a comandare a’ capitani che insino a tanto venisse la ratificazione de’ re di Spagna, possedendo come possedevano, s’astenessino dalle offese, offersesi il capitano franzese di ubbidire al suo re, ma lo spagnuolo, o perché piú sperasse nella vittoria o perché l’autoritá sola di Filippo non gli bastasse, rispose che insino non avesse il medesimo comandamento da’ suoi re non poteva omettere di fare la guerra: alla continuazione della quale gli dava maggiore animo, che il re di Francia, sperando prima nelle pratiche e poi nella conclusione della pace e presupponendo per certo quel che ancora era incerto, aveva non solamente raffreddato l’altre provisioni ma sopratenuto tremila fanti che prima aveva ordinato che a Genova s’imbarcassino, e trecento lancie, destinate che sotto