Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/92

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
86 storia d'italia

terra; e nel tempo medesimo Pietro Navarra faceva una mina per ruinare le mura della cittadella; e similmente si battevano le mura del castello dalla Torre di San Vincenzio, stata presa pochi dí prima da Consalvo. Era allora Castelnuovo in forma diversa dalla presente, perché ora, levata via la cittadella, comincia dove erano le mura di quella un circuito nuovo di mura che si distende per la piazza del castello insino alla marina; il quale circuito, principiato da Federigo e alzato da lui insino al bastione, fabbricato di muraglia forte e bene fondata, è molto difficile a minare, per essere contraminato bene per tutto e perché la sommitá dell’acqua è molto vicina alla superficie della terra. Ed era il disegno di Consalvo, presa che avesse la cittadella, accostandosi alla scarpa del muro del castello, sforzarsi di rovinarlo con nuove mine; ma dalla temeritá o dalla mala fortuna de’ franzesi gli fu presentata maggiore occasione. Perché, poi che alla mina condotta alla sua perfezione fu fatto dare il fuoco da Pietro Navarra, aperse l’impeto della polvere il muro della cittadella; e nel tempo medesimo i fanti spagnuoli che stavano in battaglia aspettando questo, parte per la rottura del muro parte salendo con le scale da piú bande, entrorono dentro: e da altra parte i franzesi, usciti del castello, per non gli lasciare fermare nella cittadella andorono incontro a loro: dalle forze de’ quali in poco tempo soprafatti, ritirandosi nel rivellino, gli spagnuoli alla mescolata con loro vi entrorono dentro, e spingendosi col medesimo impeto alla via della porta, dove non era allora il nuovo torrione il quale fece poi fabbricare Consalvo, accrebbono ne’ franzesi, giá inviliti, tanto il terrore che in meno d’una mezza ora, perduto al tutto l’animo, detteno il castello con le robe, delle quali vi era rifuggita quantitá grandissima, e persone loro, a discrezione: ove restò prigione il conte di Montorio e molti altri signori. E riuscí questo acquisto piú opportuno, perché il dí seguente arrivò per soccorrerlo, da Genova, una armata di sei navi grosse e di molti altri legni carichi di vettovaglie d’armi e di munizioni, e con dumila fanti. In su l’approssimarsi della quale, l’armata spagnuola che era nel porto