Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/99

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libro sesto ‐ cap. ii 93

o gli concedesse l’acquistare con l’armi tutti gli stati di Giangiordano o costrignesse lui a riceverne ricompenso, dimostrando muoverlo a questo non l’ambizione ma giustissimo timore della sua vicinitá, perché, essendosi trovato nelle scritture del cardinale Orsino uno foglio bianco sottoscritto di mano propria di Giangiordano, arguiva che nelle cose trattate alla Magione avea avuto contro a sé la medesima volontá e intelligenza che gli altri Orsini. Nella qual cosa il re, avendo per fine piú l’utilitá che l’onestá, avea proceduto diversamente secondo la diversitá de’ tempi, ora dimostrandosi favorevole come prima a Giangiordano ora inclinato a sodisfare in qualche modo al pontefice. Però, avendo Giangiordano ricusato di deporre Bracciano in mano dell’oratore franzese che risedeva a Roma, dimandò il re che questa controversia fusse rimessa in sé, con patto che Giangiordano si trasferisse fra due mesi in Francia né si innovasse insino alla sua determinazione cosa alcuna; alla qual cosa acconsentí Giangiordano per necessitá, perché avea sperato per i meriti paterni e suoi dovere essere in tutto liberato da questa molestia, e il pontefice piú per timore che per altro, essendo stata fatta la domanda nel tempo che l’arciduca in nome de’ re di Spagna contrasse la pace. Ma mutata per la vittoria degli spagnuoli la condizione delle cose, il papa, vedendo il bisogno che il re aveva di lui, dimandava tutti gli stati suoi, offerendo quella ricompensa che fusse dichiarata dal re; il quale aveva, per la medesima cagione, indotto Giangiordano, benché malvolentieri, a consentirvi e a promettere di dargli, per sicurtá d’eseguire quel che il re dichiarasse, il figliuolo: perché la intenzione sua era non dare questi stati al pontefice se nel tempo medesimo non si congiugneva nella guerra napoletana apertamente con lui. Ma avendo recusato quegli di Pitigliano, dove il figliuolo era, di darlo a monsignore di Trans oratore del re, il quale era andato a Portercole per riceverlo, Giangiordano medesimo, che era ritornato, andò a Portercole a offerire all’oratore la propria persona; il quale accettatolo, impudentemente lo fece mettere in su una nave; benché, subito che ’l re n’ebbe notizia, comandò fusse liberato.