Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/117

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libro decimo - cap. ii 111

a lui trattavano gli oratori del re e appresso al re il medesimo imbasciadore del re di Scozia e il vescovo di Tivoli nunzio apostolico; e da altra parte trattava di fare col re d’Aragona e co’ viniziani nuova confederazione contro a’ franzesi. Procurò nel tempo medesimo che a’ fiorentini fusse restituito Montepulciano, non per benivolenza inverso loro ma per sospetto che, essendo spirata la tregua che aveano co’ sanesi, non chiamassino, per essere piú potenti a recuperare quella terra, in Toscana genti franzesi; e con tutto che al pontefice fusse molesto che i fiorentini recuperassino Montepulciano, e che per impedirgli avesse giá mandato a Siena Giovanni Vitelli, condotto con cento uomini d’arme da’ sanesi e da lui, e Guido Vaina con cento cavalli leggieri, nondimeno, considerando poi meglio che quanto piú la difficoltá si dimostrava maggiore tanto piú si inciterebbono i fiorentini a chiamarle, deliberò, acciò che il re non avesse occasione di mandare genti in luogo vicino a Roma, provedere con modo contrario a questo pericolo: alla qual cosa consentiva Pandolfo Petrucci, che era nel medesimo sospetto, nutritovi artificiosamente da’ fiorentini. Trattossi la cosa molti dí: perché, come spesso le cose piccole non hanno minori difficoltá né meno difficili a esplicarsi che le grandissime, Pandolfo, per non incorrere nell’odio del popolo sanese, voleva si procedesse in modo che e’ paresse niuno altro rimedio essere ad assicurarsi della guerra e a non si alienare l’animo del pontefice. Volevano oltre a questo, il pontefice ed egli, che nel tempo medesimo si facesse tra i fiorentini e i sanesi confederazione a difesa degli stati; e da altra parte temevano che i montepulcianesi, accorgendosi di quel che si trattava, non preoccupassino, con l’arrendersi da loro medesimi, la grazia de’ fiorentini, i quali, conseguito lo intento loro, fussino poi renitenti a fare la confederazione: però fu mandato ad alloggiare in Montepulciano Giovanni Vitelli; e il pontefice vi mandò Iacobo Simonetta auditore di ruota, il quale molti anni poi fu promosso al cardinalato, perché per mezzo suo si adattassino le cose di Montepulciano. Tanto che, finalmente, in un tempo medesimo