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libro decimo - cap. vi 129

dinale eboracense, intervenuto continuamente a’ trattamenti della lega. La quale come fu contratta, morí Ieronimo Donato oratore veneto, per la prudenza e desteritá sua molto grato al pontefice, e perciò stato molto utile alla patria nella sua legazione.


VI

Diversitá di giudizi intorno alla politica del pontefice. Atti del pontefice contro a’ cardinali dissidenti; sdegno suo contro Firenze e il Soderini. Orazione del Soderini perché si usino le entrate dei beni delle chiese se il pontefice muoverá guerra. Ragioni per cui si delibera di non assalire i fiorentini.

Destò questa confederazione, fatta dal pontefice sotto nome di liberare Italia da’ barbari, diverse interpretazioni negli animi degli uomini, secondo la diversitá delle passioni e degli ingegni. Perché molti, presi dalla magnificenza e gioconditá del nome, esaltavano con somme laudi insino al cielo cosí alto proposito, chiamandola professione veramente degna della maestá pontificale; né potere la grandezza dell’animo di Giulio avere assunto impresa piú generosa, né meno piena di prudenza che di magnanimitá, avendo con la industria sua commosso l’armi de’ barbari contro a’ barbari; onde spargendosi contro a’ franzesi piú il sangue degli stranieri che degli italiani, non solamente si perdonerebbe al sangue nostro, ma cacciata una delle parti sarebbe molto facile cacciare con l’armi italiane l’altra giá indebolita ed enervata. Altri, considerando forse piú intrinsecamente la sostanza delle cose né si lasciando abbagliare gli occhi dallo splendore del nome, temevano che le guerre che si cominciavano con intenzione di liberare Italia da’ barbari nocerebbono molto piú agli spiriti vitali di questo corpo che non aveano nociuto le cominciate con manifesta professione e certissima intenzione di soggiogarla; ed essere cosa piú temeraria che prudente lo sperare che l’armi italiane, prive di virtú, di disciplina, di riputazione, di capitani di autoritá, né conformi le volontá de’ príncipi suoi,