Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/139

Da Wikisource.

libro decimo - cap. vi 133

assaltassino le terre di quegli che si preparavano per offenderci. Nelle cose di Siena, difendendo sempre Pandolfo Petrucci contro a noi, ci astrinse con minaccie a prolungare la tregua, né si interpose poi per altro, perché noi recuperassimo Montepulciano (per la difesa del quale avea mandato gente a Siena), se non per paura che l’esercito del re di Francia non fusse da noi chiamato in Toscana. Da noi, pel contrario, non gli era mai stata fatta offesa alcuna, ma proceduti sempre con la divozione conveniente verso la Chiesa, gratificato lui particolarmente in tutte le dimande che sono state in potestá nostra, concedutegli, senza alcuna obligazione anzi contro alla propria utilitá, le genti d’arme alla impresa di Bologna; ma niuno officio niuno ossequio è bastato a placare la mente sua. Della quale sono molti altri segni, ma il piú potente quello, che per non parere traportato dallo sdegno e perché so essere nella memoria di ciascuno voglio tacitamente passare, d’avere prestato orecchie (voglio che le parole siano moderate) a quegli che gli offersono la morte mia; non per odio contro a me, dal quale mai avea ricevuta ingiuria alcuna, e che quando era cardinale m’avea sempre onoratamente raccolto, ma per il desiderio ardente che ha di privare voi della vostra libertá: perché avendo sempre cercato che questa republica aderisse alle sue immoderate e ingiuste volontá, fusse partecipe delle sue spese e de’ suoi pericoli, né sperando dalla moderazione e maturitá de’ consigli vostri potere nascere imprudenti e precipitose deliberazioni, ha diritto il fine suo a procurare di introdurre in questa cittá una tirannide che dependa da lui, che non si consigli e governi secondo le vostre utilitá ma secondo l’impeto delle sue cupiditá; con le quali, tirato da fini smisurati, non pensa ad altro che a seminare guerre di guerre e a nutrire continuamente il fuoco nella cristianitá. E chi è quello che possa dubitare che ora che seco si dimostrano congiunte sí potenti armi, che ora che signoreggia la Romagna, che gli ubbidiscono i sanesi (donde ha lo adito a penetrare insino nelle viscere nostre), che e’ non abbi intenzione di assaltarci? che e’ non sia per ingegnarsi apertamente di ottenere